Citazioni

Chi sono gli innovatori? Un ritratto costruito su citazioni celebri e non

Gli innovatori hanno mille volti. Il vicino della porta accanto come Steve Jobs. L’eterno ragazzone come Bill Gates. L’aria dimessa alla David Weinberger. A volte sono personaggi pubblici e noti. Altre volte sono dei grandi guru in una piccola cerchia. Ma chi sono effettivamente gli innovatori? Proviamo a tracciarne un ritratto a partire da alcune definizioni già date, integrandole con i contributi che vorrete dare in questa pagina.

Eccone intanto alcune riportate da Luca De Biase nel suo blog che le ha colte in occasione di un appuntamento importante come la Terza Giornata dell’Innovazione di Confindustria. Ve le proponiamo in attesa delle vostre!

Nicholas Negroponte: “Quando non mi sento abbastanza creativo, vengo in Italia. E mi metto a posto”. Parla di un ecosistema dell’innovazione nel quale l’innovazione viene da dentro ma anche e soprattutto da fuori della rete. Non necessariamente dalle grandi aziende: “Nelle grandi aziende, il 50% della gente si occupa di gestire l’altro 50%. E questo 50% passa metà del suo tempo a farsi gestire. Quindi la produttività è del 25%. E sono generoso”.

Gianni Riotta: “Ricordo Gianni Agnelli quando cominciammo a fare andare online tutto il gruppo. Lui disse: lei farà proposte ai tecnici che le diranno che non si può fare. Lei insisterà. Dopo un po’ la faranno e se funzionerà verranno da lei e le diranno: l’avevamo già in casa, abbiamo messo insieme cose che avevamo già. Andò proprio così. L’innovazione, nonostante le apparenze, non è sempre di moda. E in Italia meno che altrove. Talvolta i fautori della tradizione sono più interessanti degli innovatori. Occorre cambiare questa impressione”.

Ermete Realacci: “In Italia c’è una fortissima innovazione della quale non ci accorgiamo. Perché gli indicatori tradizionali, tipici degli altri paesi, non riescono a vederla”. Sono d’accordo. “E nella maggior parte dei casi è fatta a partire dalla capacità di mettere insieme la tecnica più nuova e la tradizione”. Sono d’accordo.

Alessandro Ovi dice una cosa terribile, dal punto di vista esistenziale: “L’innovatore è una persona che un figlio non vorrebbe avere come padre. E un padre non vorrebbe avere come figlio”.

Conclude Luca De Biase: Parla dei rischi che si prende e del tempo che dedica alla sua passione. E della sua solitudine. “Per me, raccontare tutte queste cose serve però a una cosa importante: l’innovatore non è da solo. Ci sono molti innovatori in Italia. Se sentono di essere in tanti, di competere ma di vivere nello stesso ecosistema delle idee, se sono in rete e sentono di partecipare al servizio della rete, allora forse superano quel dramma esistenziale di cui parla Ovi. E organizzativamente incidono di più. Imho.” [leggi il post integrale su http://blog.debiase.com/]

Per Gianni Dominici, sociologo dell’innovazione e vice direttore del FORUM PA: “l’innovatore è un disubbidiente. Uno che trasgredisce le regole, gli schemi, i modelli. Gli innovatori sono quelli che rivoluzionano i paradigmi correnti per porre nuovi modelli interpretativi”.

Una definizione “in progress” di innovazione dal gruppo Barcamp “InnovatoriPA”
(Qui tutti i contributi del gruppo)

7 Commenti a “Citazioni”

  1. ETTINA ha detto:

    Per me il termine innovazione corrisponde ad evoluzione,e noi italiani ne abbiamo bisogno in modo particolare al sud.Sono pensionata del pubblica istruzione e per anni ho cercato di esere innovativa ed ora offrirei collaborazione disinteressata affinche’ il mio territorio si evolva dallo stato attuale di degrado nn solo ambientale ma ahime’mentale.per me il ministro Brunetta e’ l’innovatore della P.A.,ne vorrei uno sul mio territorio!

  2. silvano sistarelli ha detto:

    Innovazione è l’uso che si fà della ragione, quando non è dettata da usi strumentali e personali.
    La ragione e dettata dal sapere, chi si prodiga in questo campo, sicuramente è un innovatore!

  3. silvano sistarelli ha detto:

    Bisognerebbe fare un monumento!
    Non a Bill Gates e nemmeno a Steve Jobs,(loro hanno fatto soldi ma non hanno reso l’uomo libero) ma a Linus Torwald che a differenza degli altri ha messo il suo genio alla portata di tutti.

  4. Simona ha detto:

    Non credo che oggi ci sia tanto altro da inventare:sorrido quando mi rendo conto che con espressioni post moderne si definiscono concetti e processi studiati già dai nostri nonni!!!
    Per me il problema è che ancora troppo spesso si svolgono i propri compiti senza metterci veramente la testa e, soprattutto, il “sentimento”, quel pizzico di passione che ti porta ad impegnarti per cercare di dare il meglio che si può.

  5. Riccardo ha detto:

    Mi dispiace che dai beni culturali non sia giunta nessuna proposta di innovazione. Si fa un bel parlare che siamo il ministero che guarda al futuro per agevolare il turismo e la valorizzazione ma quando si parla di mettersi alla prova, tutti si chiudono nelle loro tane

  6. Paolo Baiocco ha detto:

    Premetto che l’innovazione nella P.A. ha ancora molta strada da compiere per far sì che si riesca ad erogare al cittadino utente un servizio soddisfacente e ciò per una serie di ragioni che è troppo lungo spiegare qui. Sono, tuttavia, d’accordo con ETTINA che l’innovazione o l’evoluzione(come lei asserisce riguardo al degrado del territorio)passa anche e soprattutto attraverso un cambiamento mentale nel modo di comportarsi come cittadino rispetto all’ambiente, e per quanto attiene più propriamente la P.A.,di essere e di operare in essa.Nel senso che va recuperata da parte del dipendente la missione ad operare per dare una servizio rapido ed efficiente al cittadino utente e, in definitiva, a noi stessi nella duplice veste di dipendente pubblico/utente.Tale cambiamento mentale riguarda tutti: dal dirigente a tutti i livelli, all’ultimo impiegato.Dissento, invece, da ETTINA per quanto concerne l’asserita funzione innovatrice del Ministro Brunetta.In realtà questo Ministro, al pari di suoi illustri predecessori (Cossiga, Ichino ed altri esperti della Cosa Pubblica)persiste nell’adottare provvedimenti di sicuro effetto mediatico ma, ahimé, di facciata per il semplice fatto che ridurre l’assenteismo (operazione pur condivisibile e necessaria rispetto al dilagare del fenomeno)o, peggio, introdurre populistici sistemi di valutazione sull’agire pubblico, non risolveranno comunque le disfunzioni croniche di una P.A. che ha bisogno di ben altre terapie e interventi a cominciare proprio dal cambiamento culturale di ciascuno di noi in quanto operatori della P.A.
    E la riprova l’avremo fra un anno o due quando, passato l’effetto Brunetta e con l’assenteismo pressoché recuperato, il cittadino utente si troverà ugualmente a fare i conti con le solite disfunzioni e inadempienze di una P.A. non rinnovata realmente e profondamente nel suo complesso e articolato corpo.Termino con una battuta riguardo alla terapia Brunetta e che, in qualche modo, completa il senso del mio intervento:non è tanto importante stare per tutto il tempo di lavoro nel proprio posto quanto starci avendo consapevolezza della propria mission nel cosa fare e come farlo a completo servizio del cittadino utente.E questa consapevolezza riguarda, come sopra già accennato, non solo e soprattutto la classe dirigente, a tutti i livelli,ma anche l’ultimo degli operatori pubblici.Circa il richiesto voto sull’innovatore, mi spiace non poterlo esprimere non conoscendo, in quanto neofita del sito, l’operato dei candidati presentati.

  7. ida ha detto:

    Per innovare, seriamente, occorre resettare il sistema a partire dalle risorse umane; occorre rimuovere i comportamenti intrisi di “burocraticismo”, che riducono all’immobilismo tutto quello che sfiorano, ritengo che la soluzione sia mandare a casa i vecchi funzionari e far spazio ai giovani. I vizi comportamentali non sono facili da debellare.
    Ida riccardo